… fare gli Open con il Source degli altri!
Questa frase tanto semplice, è emblematica del periodo in cui ci troviamo. Ma andiamo per gradi.
Da quando GNU/Linux si è avvicinata alle masse il mondo dell’Open è stato invaso dalle menti più disparate, senza però vedere una diffusione del pensiero alla base dell’Open Source.
Essì “del pensiero”… perché l’Open Source non è un oggetto informatico da utilizzare, non è un linguaggio di programmazione, non è tangibile, ma è pura filosofia.
Perché, allora, ritrovarmi qui a scrivere di qualcosa di astratto? Semplicemente perché credo in quel pensiero ed ho il vomito sentendo cosa il mondo trasmette di questo fantastico sogno.
Vogliamo provare a sfatare qualche mito?
L’Open Source è gratuito: ma dico io… dove sta l’associazione tra aperto e gratis? Ma quando si dice “vieni quando vuoi la porta di casa mia è sempre aperta” ti sto per caso dicendo che ti regalo casa? No! Entra, fai come se fossi a casa tua, sentiti libero di vivere in questa casa… ma a una certa ora vai per casa tua e ci vediamo domani!
Ecco che per comprendere a pieno il significato dell’Open bisogna comprendere a pieno il concetto di “Proprietà Intellettuale”. Così come io sono il proprietario della casa che ti permetto di vivere come tua, ti rendo disponibile il codice sorgente di un programma (attenzione tutto il codice, non il programma eseguibile, perché in questo caso non è un programma open… ma un software free) che in maniera indiscussa mi appartiene intellettualmente, ma siccome sono intelligente e so che nel mondo ci può esser qualcuno più bravo di me, do la possibilità a tutti di modificare quel sorgente, MA in cambio cosa chiedo? Visto che ho scelto di regalare questo sorgente a tutti voi, siate leali e non cercate guadagno con qualcosa su cui non avete speso una goccia di sudore. Ma, io proprietario, potrei decidere di venderlo, a questo punto sto cedendo l’utilizzo ad un’altra persona, che ha tutti i diritti per rivendere il sorgente, purché mantenga la proprietà intellettuale del sorgente, cioè continui a specificare che il programma non è stato scritto da lui.
L’Open Source non può essere venduto: sembra una ripetizione del precedente, ma tocca un argomento diverso. Cosa succede in ogni ora di tutti giorni? Utilizziamo software provenienti dal mondo Open Source: Apache, MySQL, PHP, GNU/Linux,… ,… ,… non solo… vengono utilizzate anche librerie Open Source: jQuery, phpmailer,… ,…
Un programmatore utilizza questi strumenti quotidianamente senza aver dato un centesimo a qualcuno. Allora non posso vendere il mio software (esempio un applicativo in PHP, che si appoggia ad Apache ed a un database MySQL). Se io prendo il mio script in PHP, ed il mio file SQL… li metto insieme e li vendo, sto per caso vendendo Apache, MySQL e PHP? no, semplicemente nei requisiti di sistema deve essere specificato quale ambiente è necessario per il funzionamento dell’applicativo. Se questo mito fosse vero, ogni programmatore web sarebbe un fuorilegge… ma come si fa!
L’Open Source non permette tornaconti: visti i due punti precedenti è una naturale evoluzione, ma signori… riflettiamo! Scrivo un applicativo per la gestione dei magazzini e lo condivido con licenza GPL; secondo le logiche imprenditoriali ho preso il mio tempo (quindi denaro) e l’ho buttato. Ma supponiamo che il software che ho scritto è veramente valido e ci sono X persone che lo scaricano. Queste X persone sono tutte in grado di metterlo in funzione? Queste X persone non avranno qualche specifica personalizzazione da far applicare? Ecco i profitti: non è più il prodotto a permettervi portare il pane a casa, da adesso è il servizio che porta avanti il mercato. Certo alcuni ci rimangono fregati: se prima i finti informatici potevano nascondersi dietro software scadenti, adesso devono mostrare la faccia e soprattutto devono mostrare le capacità.
L’Open Source non permette di avere programmi affidabili: A colpo d’occhio mi verrebbe da dire il contrario… in un software chiuso non ho la minima idea di cosa stia succedendo, magari a mia insaputa copia tutti i dati dal mio PC e li manda sulla luna… bo, in un sorgente posso vedere ogni cosa ed essere certo del funzionamento.
“NO, MA I INTENDEVO AFFIDABILE NEL FUNZIONAMENTO!”… tipica espressione di chi ha fatto il primo buco nell’acqua.
Certamente un processo di sviluppo non mirato al semplice guadagno è più lento dei processi sviluppati nelle “Programmer Farm” dove i giovani programmatori vengono spremuti 12 ore al giorno. Ma è proprio l’idea alla base dell’Open che permette di avere software molto più affidabili. Semplice no: io scrivo un programma che sicuramente avrà un certo numero di errori (è matematico, un programmatore commette errori) ecco che le persone che leggeranno il mio codice per forza di cose potranno leggere i miei errori e correggerli, comunicandomi quanto trovato.
Senza pensare all’enorme risparmio di tempo nel trovare un codice già scritto da altri… diciamo che devo scrivere un programma che disegni un cerchio con dentro un triangolo ed in rete esiste già un programma per disegnare un cerchio… in pratica devo solo aggiungere la porzione di codice per disegnare il triangolo ed ho finito.
Quindi, signori, ma perché non possiamo usare sta cosa che ci distingue dal resto degli animali? Abbiamo un cervello affamatissimo di conoscenza… e saziamolo no? Serve poco: prepararsi un bel panino con crema al pistacchio, una bella tazza di latte e cacao, sedersi davanti il PC e fare in modo che l’informazione entri nel vostro cervello.